martedì 9 aprile 2013

Amiconi e maestrine attorno ad una parola

Caro Antares,
sono contento di trovare questa oasi goliardica nel panorama del politicamente corretto! Complimenti.
Stavo notando che recentemente, quando uso la parola "frocio", avverto come un riflesso di guardinga coscienza sporca, o quantomeno controllo se qualcuno reagisce male dandomi dell'omofobo. A tal punto giunge il condizionamento della moda!
Tu che rapporto hai con l'omofobia?

Alessio, Roma

Caro Alessio,
la risposta "accademica" te la do tramite questo mio articolo da un altro mio blog, Antico Codice:
http://anticocodice.blogspot.it/2012/11/le-vere-ragioni-dellomofobia-religiosa.html
Invece la risposta goliardica te la do di seguito:

Io non ho rapporti particolari con l'omofobia, anzi me ne frego in ambedue i sensi, cioè non me ne occupo ne' in difesa ne' in contestazione.
Non sto nemmeno qui a precisare, mani in alto, che bla bla, rispetto per tutti, bla bla non ce l'ho coi gay, e ciance varie: questi mea culpa li lascio a chi ha la coda di paglia, io sto a posto con la coscienza. Se qualche deficiente va a molestare la gente fuori del Qube il Venerdì sera, ne risponde lui, mica io che mi faccio i fatti miei.

Andiamo a parlare di nomenclature:

La parola "frocio", vocabolo fondamentale per il linguaggio dell'uomo, contrariamente a quel che pensano le anime pie odierne, non si riferisce nemmeno all'omosessuale di per sé.
Incredibile eh?

Eh già:
ho la fortuna, come te, di essere romano, quindi di possedere un linguaggio in cui la parolaccia, come gli ideogrammi orientali, non ha un senso didascalico, ma un senso simbolico e contestuale.
Pensa ad esempio ai morti: "limortaccitua" non indica tecnicamente i morti, ma tutta una serie di cose. Addirittura è usata come soggetto o complemento oggetto jolly:

"Ho smesso di bere, davvero!"
"See, hai smesso. Hai smesso limortaccitua, hai smesso."
Un intenso primo piano di Mosconi.
Ti abbia in gloria quel Dio che hai tanto invocato, amico.

Nota la sintassi: "hai smesso" (verbo), che cosa? "limortaccitua" (complemento oggetto jolly).
Non ha un senso letterale, va sentito col cuore, con la pancia.

Come anche Mosconi, dal Veneto:
Chi ha chiuso la porta?
Nessuno.

"GesùCristo, no nessuno!"

Capisci? Le parolacce non hanno una filologia accademica, hanno una filologia di parolaccia.
E veniamo a "Frocio".
E' una parola che chiude tantissimi buchi, ed ha una carica semantica pazzesca.
Non indica sempre in sé per sé il gay.
Vediamo quelche esempio:

(Squilla il telefono. E' l'amico mio Raffaele)
Rispondo: "Frocione! Dimme tutto!"
"Oh, ciao! Ndo' stai?"
"Sto a lavoro, sto in pausa. Ma t'avevo chiamato ieri."
"Eh ho visto la chiamata.
 Ma tu stasera ce stai pe' usci' co' Sirvana e Gianna 'a zozza? Vie' pure Ambra."
"Ma io sì che ce sto! Séte voi che nun rispondete ar telefono! Che stavate a fa' ieri? Passame quell'artro frocio là vicino."
- e così via.

Non vi è alcun riferimento reale all'omosessualità.
E' folklore verbale.


Idem per le varianti: finocchio, frocione, frocetto o frocio maledetto: quest'ultima variante è in particolare utile ad indicare un soggetto che si spregia o di cui si teme l'arguta cattiveria, o la propensione a tradire e sfuggire. Esempio:
"Ma Gianluca che fine ha fatto? Aveva detto che veniva, ho pure prenotato!"
"Eh alla fine ha detto che non gli andava, siamo solo noi."
"Frocio maledetto."

O anche:

"Dì a Er Ciriola e quei quattro finocchi dell'amici sua che...."
Eccetera.

In realtà, quando i soliti buonisti vogliono spaccare il capello e tirare in ballo complesse dietrologie sulle parole, e cambiare il linguaggio come fosse una rivoluzione culturale, non capiscono che fare questo non solo non comporta grandi cambiamenti morali (tanto se uno è stronzo, insulta anche senza parolacce), ma oltretutto trascura quella particolare "filologia del cuore" che è il dialetto.

Prendere alla lettera le metafore è proprio dei robot e di
alcuni pazienti psichiatrici: suvvia, un po' di umorismo!
Inoltre, proprio a voler essere filologi, "finocchio" a quanto pare, come l'inglese "faggot", indica non direttamente l'omosessuale, ma l'individuo di poco conto, pappamolle o cretino, perché i finocchi venivano venduti dozzinalmente.
"Frocio" invece è di etimo oscuro: alcuni lo collegano, con uno strano volo associativo, alle froge del naso, le narici, che alcuni svizzeri papalini avevano importanti, o così si diceva: siccome cosotoro indulgevano spesso alla pederastia, ci fu l'associazione fra i "frogioni" e la pratica.
E' dubbia come origine, secondo me, ma tanto per dire:
discutere sulle parole è un labirinto sterminato.

Come disse Gibran, "il pensiero è un uccello dei cieli, che in una gabbia di parole riesce a distendere le ali, ma non a volare".

Che dire del verbo "fottere", o "inculare", spesso bersagliato dai buonisti? Loro dicono che un termine amatorio non dovrebbe essere usato per indicare una fregatura o una violenza.
D'altronde, il buonsenso popolare la sa più lunga:
l'intrinseca aggressività dell'atto, la tendenziale dolorosità (nel secondo caso) e il fatto di farlo "alle spalle", si presta facilmente alla metafora, con buona pace dei filologi ipercorrettisti.
E' OVVIO che se dico "che inculata!" parlando di politica, non mi riferisco a quando la mia ragazza mi concede un giochino fra innamorati un po' più gravoso del solito!
Sono molte le parole che hanno un'origine stramba o poco attinente con la cosa designata: basterebbe pensare alla parola "schiavo", che deriva da "slavo" (il nome di un popolo usato per indicare la schiavitù!), o la famigerata parola negro, che è semplicemente il latino per "nero" (niger, nigris ecc).
Curiosamente, nessuno osi lamenta per "schiavo-slavo" e molti si lamentano per "negro", che tecnicamente sarebbe più corretta dell'altra.

Il Linguaggio è anche sfumato, mica siamo traduttori automatici.
Esiste l'ironia, esiste la metafora, esiste la storia popolare delle parole, ecc..
Pensiamo, al di là dell'insulto, alla parola Moneta, che deriva dal tempio di Giunone Moneta ("che ammonisce, che avvisa") dove sorse poi la Zecca dello Stato. O al Liceo, che deriva a Apollo Liceo, presso la cui statua insegnava Aristotele. O alla parola Enciclopedia, che significa "far mettere in cerchio i bambini".
E così via.
Il Dizionario Etimologico ne è pieno, leggetelo, è molto bello.
Esiste anche il Dizionario degli Insulti, oggi quasi introvabile, che io custodisco gelosamente nella mia libreria.

Insomma, se dovessimo cavillare sulla purezza delle parole, amici miei, parleremmo tutti in Sanscrito, dato che (così pare) da lì derivano le lingue indoeuropee.

Curiosamente, anche la parola "omofobo" non ha senso, è la prima parola impropria, perché grecamente parlando significa "che ha paura del simile", e non significa "che odia i gay".
Dovrebbe essere qualcosa come "misomofilo", cioè "che odia chi ama il simile".


Maestrine del cazzo! Nemmeno sanno quel che dicono e vengono a fare la predica a noi!

Perciò, tu usa orgogliosamente la parola "frocio", e fallo noncurante dell'eventuale sdegno di qualche maestrina.
Devi però farlo bene, coltivando la tua espressività, allenandola: 
pronunzialo con convizione e simpatia, tipo:

- "Sto frocio!"
- "Ah, vòle litiga'? Bene, vedemo sto frocetto se c'ha er coraggio."
- "aaaaaaaaaaaaaaaaaaah frocio!" - riferito a un amico che ad esempio ti mette del ghiaccio sulla schiena per scherzo, mentre sei accaldato.

E così via.

Fammi sapere dei tuoi progressi!
(finocchio che altro non sei)

Antares

Nessun commento:

Posta un commento